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Il sor Francesco non sembrava convinto: fece anche lui un tentativo per alzare la muraglia delle sue spalle, ma subito le sue sopracciglia, che conservavano come una rimembranza dei rossi irsuti cespugli alpini, si corrugarono nervosamente. Egli vedeva il pericolo; vedeva la terrazza, della quale la signora Noemi possedeva una chiave, la terrazza aperta ai soavi aliti delle sere già estive, complice e mezzana di altri incontri fra la signora Noemi e il signor Lante. Ella intese: di nuovo un calore di dispetto le fece dimenticare i suoi primi propositi di svago. Dopo tutto, che importava al portiere s’ella aveva questa o quella relazione? Era libera, padrona davvero di sé e delle sue azioni. Ed anche Antioco non era, come l’altro, staccato da lei dai legami infrangibili. Ma d’un colpo sentì come una mano batterle le spalle, ed ebbe quasi voglia di guardarsi indietro: e come un giorno aveva veduto il fantasma di Pia Decobra attraversare il salottino, adesso la figura di Agar le si chinò sopra, quasi minacciosa. Disse, con la sua voce bassa, monotona:

— Senta, signor Francesco; ad ogni modo faccia lei, appena, fra due o tre giorni, io sarò partita.