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vendicarsi dell’altro, che, oramai, era perduto per lei. Ella non sapeva; non cercava di sapere. Il fatto è che la presenza di lui, in quell’ora, in quel luogo, forse lo stesso influsso del desiderio di lui, di piacerle, di conquistarla, eccitavano la sua femminilità; l’eterno inganno li avvolgeva, col sole, con l’odore dei fiori, col ritmo della vita circostante.

Con diversa voce, con nascosta trepidazione, ella d’un tratto s’interessò a lui, come se davvero non lo conoscesse.

— Lei studia? — domandò.

Ed egli sorrise, ma come di un sorriso ch’era tutto per lui solo, e se aveva una lieve piega di sfiducia ed anche di derisione, era tutto per sé stesso.

Tuttavia Noemi ne fu quasi offesa: ella ricordava la lettera nella quale Franco le aveva raccontato la conversazione fra lui e il suo ospite, nella villa del poggio, e i modi quasi sdegnosi di Antioco nel parlare dei suoi studi: non insisté, ma guardò fissa la bocca di lui, come per rispondere severa a quel sorriso sprezzante.

— Dopo tutto sono io la più forte, – significava il suo sguardo; – e se ti interrogo è per un esame ben più vitale di quello dei professori nell’aula delle lauree.

E Antioco intreccia le mani sul petto, e guarda lontano, verso il campo del tennis, dove si