Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/266


— 256 —

debole e inferiore è quello di sentirsi corrisposto e protetto.

— Che vuole le dica? No, io non volevo bene al bambino: non sono un sentimentale impulsivo forse sì, ma non sentimentale. Ragiono troppo; e se riesco a fare del bene lo faccio con mia piena volontà. Certo, sentivo un certo interesse per il bambino, ma non di più: anzi, spesso mi dava fastidio e quasi repugnanza. Mi piacciono gli animali, e tutte le cose inanimate in genere, ma se sono belli e intelligenti, o capaci di diventarlo: e belli anche se non sono intelligenti; come certi pesci, per esempio, che solo a guardarli dànno l’impressione di opere d’arte. Ora, il bambino era irrimediabilmente idiota, e di una bruttezza deforme: non potevo, Dio mi perdoni, che augurargli di morire presto, come infatti è morto. Eppure, sono certo, egli s’è accorato e spento per la mancanza della mia presenza.

— Misteri, — disse il gobbo: e con questa parola credette di aver spiegato tutto. Ma Noemi pensava:

«Il mistero era nel sangue del disgraziato bambino: egli sentiva di essere tuo figlio e che tu lo avevi abbandonato alla sua sorte: sia pace a lui e a noi».

E sollevò gli occhi, ritornati limpidi, pieni di verde, di azzurro, di oro: le pareva, sì, di