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— Come quelli del signor Francesco, — tentò di scherzare il gobbo: le sue parole si spensero nel vuoto; un vuoto che si era formato fra Noemi e Antioco e li avvolgeva come se loro due soli esistessero nello spazio.

— Sì, era il figlio di una donna che custodisce una mia casetta di campagna. La madre non lo lasciava avvicinare a nessuno, all’infuori di me. E adesso ella mi scrive che, andato via io, il bambino s’è immelanconito: mi cercava, mi aspettava: non ha più voluto mangiare, non ha più aperto gli occhi: è morto giorni or sono.

— Ah, è morto, — disse la signora Noemi: e provò di nuovo un senso di sollievo, ma di cattivo sollievo; tanto che abbassò gli occhi, poiché le parve che Antioco vedesse i suoi pensieri, come, del resto, ella indovinava quelli di lui. Ma che importa? Anche non più pronunziando una parola, entrambi s’intenderebbero egualmente, così, senza uno scopo preciso, come due compagni di viaggio che, per passare il tempo, si sono raccontate le loro vicende e adesso ciascuno riprende a pensare per conto suo: ma la presenza del gobbo li richiamò al dovere di continuare la conversazione. Domandò Noemi, con una certa curiosità:

— Ma lei, scusi, voleva bene al bambino? Perché il segreto dell’attaccamento di un essere