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provò anche un po’ di sdegno, forse un po’ d’invidia, e scosse il giornale per mandar via il nauseante profumo che avvolgeva e seguiva la ragazza.
— Ti sei tinta, eh?
— Le giuro, no: ecco, tocchi, se vuole. È che fa già caldo. Tocchi, tocchi: le giuro, sulla tomba di mia nonna.
— Povera tua nonna. Va; e torna presto. Avverti il signor Francesco.
Pierina giurò che avrebbe avvertito il signor Francesco della sua uscita: ferma in cuor suo, però, di sgattaiolare senza farsi vedere dal Cerbero. Del resto sapeva che egli l’avrebbe veduta egualmente: accidenti a lui e alla sua sorveglianza. È lui che, non più tardi d’ieri, avendola sorpresa a parlare con l’autista spavaldo e sanguigno della villa di fronte, ha promesso di accusarla alla signora, e, se è il caso, di farla rimpatriare per mezzo della Questura. Accidenti a lui e alla sua sorveglianza. È vero che, in caso di rimpatrio, ella si conforterebbe immediatamente con la stessa guardia di compagnia, o con qualche gagliardo ferroviere: ma, insomma, è meglio filar dritti.
— Le occorre niente, adesso, signora?
— Niente; solo mi raccomando, eh? Va.
Ed ella se ne va, col suo vestito verde che sa già di campagna, di odor di fave di orto die-