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bacco, alcool, merletti, quadri e schiave bianche, gente, insomma, con la fedina penale molto sporca, si stendevano ancora intorno a lui, nella città e dintorni.

Era scapolo: gli piacevano le donne e amava mangiar bene, ed anche bere, sebbene a questo riguardo si frenasse egualmente perché la guardia di finanza, il cacciatore e il guardiano di uomini e delle loro case non devono mai ubbriacarsi.

Una sola debolezza aveva: era superstizioso; e come tale sopportava che nello stabile, dove era assolutamente vietato il subaffitto, abitasse un modesto pensionato dell’Intendenza di Finanza, col quale qualche volta aveva anche il piacere di discutere cose di comune competenza, che era gobbo, e la cui signora si permetteva, con molta diplomazia e finezza di affittare, di frodo, una camera dell’appartamento.


Poco dopo che le lettere raccomandate alla signora Noemi Davila cessarono di arrivare, una domenica mattina, il cavaliere gobbo, cercava, nelle caselle della portineria, il giornale al quale era abbonato, quando vide la padrona dello stabile scendere lenta le scale, infilandosi un guanto. Ella non si serviva mai dell’ascensore; e del