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quasi sempre fra ragazze tenute all’oscuro di questi segreti. E da noi, nel convento, il mistero sessuale era considerato come una cosa mostruosa, più che infernale. Io aspettavo il ritorno della Pia con ardore indicibile: tremavo tutta quando ella mi raccontava dei giovanotti mezzo nudi che le insegnavano a nuotare: li vedevo tutti belli e perversi, come angeli cacciati dal paradiso: e sognavo giorno e notte di loro. In fondo la mia amica era più quieta e pura di me: conosceva già la vita, e voleva l’amore, sì, ma l’amore vero, forte, grande, disinteressato. Sapeva di essere ricca, e diffidava: eppure diceva che, appunto perché ricca, voleva permettersi un matrimonio d’amore. Non importa che l’uomo fosse povero: purché ella fosse sicura di essere amata per sé stessa. Romanticismo anche questo; tragico romanticismo come poi s’è rivelato. Ogni volta che veniva a trovarla quella scempia vanitosa e chiacchierona della madre, ella le chiedeva denari: per la Madonna, diceva, e invece li nascondeva, confidandomi che voleva comprare un anello da scambiarsi col fidanzato. Questo fidanzato non era ancora in vista; ma ella insisteva nel predire che sarebbe stato povero, nobile, artista; e sopra tutto buono e innamorato di lei. Ed ecco, io sognavo con lei quest’uomo ideale; lo dividevo con lei, lo amavo, lo aspettavo: lo avrei amato per tutta la vita, sen-