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pade a sospensione, coi paralumi di merletto le pareti laccate brillano come specchi; oleografie con Madonne vistose, panneggiate di rosso e azzurro contadinesco, sorvegliano i lettini candidi, ciascuno con accanto il suo tavolino pulito, il cero, il crocefisso, il ramo di olivo.
Senza più aprir bocca la suora mi fa entrare nel reparto separato dalla tenda: qui i lettini sono ancora più lindi, con piumini, guanciali, fodere ricamate: è il reparto per le educande aristocratiche. Qui, certo dormiva lei, forse accanto alla finestra dalla quale più insistente penetra il rumore del fiume. Guardo in silenzio: sulla parete sopra il tavolino c’è un’immagine con una barchetta che attraversa una corrente, trasportando una colomba: e, scritti in oro, questi versi:
Entro la fida barca,
col favor di Maria,
la colombella varca.
Sulla parete sopra il tavolino attiguo noto, invece, un’Immagine triste, bianca e nera, col Figlio di Dio in croce. Dicono i versi:
Teco vorrei, Signore,
oggi portar la croce,
in tua doglia atroce,
o mio Redentor.