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— Povere siamo, — ella riprende, sforzandosi da un accento solenne, falsamente commosso; — e povere il Signore vuole le sue serve. Ma c’è un limite a tutto: non abbiamo riscaldamento, non luce elettrica, e quasi neppure acqua perché quella del maledetto fiume non è potabile: e intanto essa ci si mangia, sotto, ci corrode; farà un giorno di noi e della nostra casa una bella zuppa. Lei ride? Ho piacere: è giovane, lei, è un ragazzo: ma la vita le insegnerà molte cose; meglio che un maestro a pagamento.

— La nostra Comunità era ricca, — riprende, severa; — non per fare della storia, ma per la verità, le dirò che le nostre suore, verso il 1490, possedevano circa mille tornature di terra, con boschi, vigne, oliveti e seminati; tanto che un breve di papa Clemente VIII, le mise, le nostre suore, anche in possesso della chiesa di Sant’Antioco, perché la tenessero da conto e la aiutassero nella sua povertà. Poi tutto andò in malora: i fattori si mangiarono a poco a poco il nostro patrimonio, i governi ci rovinarono con le tasse: siamo ridotti in miseria perfetta, adesso; a volte qui, oltre il freddo, l’umido, le malattie, si soffre quasi la fame. L’unica risorsa sono le ragazze, che le buone famiglie dei dintorni, ci affidano: il mensile da loro versato è però appena sufficiente per nutrirle e tenerle be-