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adolescenti ingrati, barbari e maligni, del cui odio e della cui derisione sarò il piacevole soggetto. E la vita che vi dovrò condurre! In una camera male ammobigliata, presso un usciere del Tribunale le cui figlie si accapiglieranno per me. E il freddo d’inverno e le conoscenze, e le soste al caffè, e le tristi passeggiate sulla costa della valle.

— Ma no, — dissi io, rabbrividendo tuttavia al quadro di quella vita, che del resto non era molto dissimile da quella che conducevo io; — troverà certamente di meglio, col suo ingegno e la buona volontà.

Egli scosse la testa: non credeva al suo ingegno, e forse neppure alla sua buona volontà. Per distorglielo dalla sua acerba visione del futuro, gli domandai dove, intanto, sarebbe andato ad abitare a Roma.

— Andrò anche lì in una camera mobiliata. Tutto il mondo è paese. Ma, almeno, in città ci si illude di essere cittadini: la vita, magari, è più monotona e povera che in un paese, ma si vive anche della vita degli altri di quelli che noi crediamo vivano meglio e più di noi e, in sostanza, sono forse più morti di noi. Non so se lei ha provato: certi avvenimenti, grandiosi nella nostra immaginazione, che si svolgano in date occasioni nelle città movimentate, noi li leggiamo solo nei giornali, e li vediamo ripro-