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nido: ma la trasparenza stessa della fresca luce che penetrava di fuori infondeva nella signora Noemi un senso di vita, un bisogno di moto.

La camera si illuminava lentamente, e gli oggetti pareva si svegliassero anch’essi con serenità; lo specchio dell’armadio la rifletteva e la ingrandiva fantasticamente, questa camera già di per sé sognante, per la sua tappezzeria dorata, con sottilissime striscie serpentine, sul cui sfondo caldo, come di tramonto, i mobili di mogano spandevano ombre rossicce: e dentro lo specchio la signora Noemi vedeva anche il suo letto e la figura coricatavi, che, nella lontananza irreale non le sembrava la sua, o, meglio, sì, la sua, ma ancora quella della prima giovinezza: figura, del resto, esile e piccola, che non gonfiava la coltre di seta color mogano; mentre il viso in mezzo all’arruffio dei capelli scuri, risaltava di un pallore chiaro, con le sopracciglia nere molto arcuate sopra gli occhi di madreperla verde.

Giovinezza! Oh, sì, ricordi e rimpianti, ricordi e desiderî, le balenarono nel cuore: ella però li rimbalzò contro l’altra figura, quella dello specchio, che nella vacuità del suo mondo di sogno poteva giovarsene ancora; per conto suo ella voleva vivere solo nella realtà del presente: e per cominciare tese le orecchie ai rumori esterni.