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volentieri per nascondere l’assenza dei denti; ma parlano i suoi occhi, ridenti e curiosi, che badano, sì, al servizio e nello stesso tempo osservano i nostri visi: e le sue orecchie, ai cui lobi stanno attaccate due lumachine di perla falsa, devono essere ben tese. Niente paura: i nostri discorsi sono innocenti come quelli di due signorine intellettuali: si parla di letteratura, di scienza leggera, di blanda politica; anche di sport. Antioco è un appassionato di giochi sportivi, di corse, di macchine, di velivoli; vorrebbe far lunghe crociere, andare al Polo, andare alla caccia del leone. Si contenta di godersi queste cose al cinematografo, quando è in città; ne ride; poi si fa pensieroso, col viso arido come un dorso di monte coi solchi di torrenti asciutti. E qui, mi parve, ricominciò a prendersi gioco di me. Poiché riparlò della sua tesi di laurea, e disse, con cinismo volontario, di aver scelto quel soggetto e quell’epoca perché rispondono al suo temperamento d’uomo: ai tempi di Pietro Aretino anche lui sarebbe stato forse un personaggio importante, o almeno non un pallido e povero borghese moderno.

— Invece mi toccherà di muffire in una biblioteca, e sarà già una fortuna se potrò ottenere un posto simile. Il peggio è che dovrò forse andare in qualche piccola città di provincia, ad insegnare il latino e la storia a trenta o quaranta