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mia facilità di commozione, questa superstizione, questa illusione di potermi sollevare e di sollevare gli altri, sono segni evidentissimi della mia femminilità: il capirlo, però, mi procura un certo conforto, mi solleva di già: anche lei era debole, era la donna in tutta la sua essenza; aveva bisogno di aiuto, e non trovandolo in me, lo cercava in cose esteriori: per questo, non ci siamo intesi, anzi abbiamo lottato, in amore, come le bestie che non conoscono luce superiore: e quando lei si è convinta che nulla c’era più da sperare, nella vita, si è uccisa. Troppo tardi lo intendo, come intendo adesso, forse per suggestione di questo libro, che l’istinto mi spingeva verso di te perché tu sei forte, e a tua volta potevi aiutarmi. E in un certo senso mi aiuti, sì; poiché finché tu vivi voglio vivere anch’io, o almeno non voglio negare la vita: o almeno voglio essere simile al vecchio Paolone, che aspetta conforto solo dall’alito della terra sulla quale si cammina e che a sua volta ci aspetta come la madre il figlio randagio.

Basta, adesso, con le inutili considerazioni, da millenni scavate dalla mente degli uomini.

Vivere! Mi sveglio, questa mattina, con una impressione di freschezza quasi puerile. Sento di fuori, come il brivido e il mormorio del mare. Il fiume non è: la sua voce è diversa, è sorniona e felina: questa voce nuova che oggi sento, è