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del nonno come ad un palazzo di Roma.
— E questo impiastro, allora, cosa lo hai messo a fare? — domandò il vecchio, battendo il bastone sulla tenda. — Per le faine e le volpi?
— Può servire per voi. Anzi, voglio dirvelo, adesso, l’ho proprio comprata per voi: si sta più al riparo che nella capanna. Tornerò, del resto; se vengono gli amici tornerò anche domani. E se non la volete voi, la tenda, la cedo a Lucheddu: così si abituerà per quando andrà alla guerra.
Luca arrossì di gioia, e per la gioia morsicò la pertica della tenda: poi si mise a gridare, come richiamando qualcuno in lontananza. L’eco rispondeva: e pareva la voce del nemico che accettava la sfida mortale. Allora anche Luca il signore si rianimò: anche lui tese le braccia, come scoccando una freccia da un arco selvaggio, e si mise a gridare:
— Eia! Eia! Alalà!
— Viva l’Italia!
— Vittoria! Vittoria!
Il luogo pareva diventato un campo di battaglia: le bestie si nascondevano, i cani abbaiavano; le cornacchie, sebbene impaurite, rispondevano con stridi bel-