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— Neppure una gamba di cristiano vivo. Oh, come è bellino quel cane, ha un collare d’oro e una campanella. Sentite, zio Pietro.... Drin, drin, drin, drin. Te’, bellino, te’ piccolo sorcio. Se fossi stato solo me lo avrei rubato.

— Bravo! E stiamo per entrare in chiesa!

— Che male c’è? L’avrei messo con la lepre.

— Pare impossibile che tu sii così ragazzo! — esclamò zio Pietro. Pure dopo un momento domandò: — Dove l’hai lasciata?

— Chi? la lepre? Oh, — disse il servetto, ricordando la bestiola nascosta nel cavo d’un elce, — l’ho lasciata in un luogo dove nessuno, neppure le fate, possono trovarla. Lo so io solo.

— Dove, dove?

— Se ve lo dico, lo sapete voi pure, e qualche giorno me la rubate, ve la arrostite, e poi dite che è scappata.

— Non c’è pericolo!... — esclamò zio Pietro tristemente.

Intanto s’accorse che erano giunti perchè, dopo una piccola salita, stendendo il bastone aveva toccato un muro, e col suo odorato finissimo sentiva il profu-