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un giovine lungo e scarno, in maniche di camicia nonostante il fresco della notte, gli scrisse sulle spalle alcune righe insultanti, e per virgole e punti somministravagli pugni sonori.

— Se ci arrivassi io! — pensò Melchiorre. — Ma perchè quella bestia si lascia picchiare così! Ed è di uno scemo simile che quella sciocca è innamorata? Ma non è più bello il mio caprone? E le mie capre non hanno più serietà di tutta questa torma di matti?

— La pera sia restituita al padrone, — sentenziò Paska, quando il giovine si sollevò scuotendo le spalle indolenzite.

Ma la pera se l’erano divisa e mangiata due ragazze del comitato, e fra sonori sghignazzamenti furono restituiti al suonatore solo la buccia e il picciuolo.

Egli non protestò, ma riprese a suonare il flauto e non la smise più.

— Di chi è questo ditale?

Un ditale d’alluminio scintillò sulla punta del mignolo del giovine in maniche di camicia.

— È mio! — disse Paska.

— È mio! — pensò Melchiorre, riconoscendo con tristezza l’ultimo suo regaluccio alla fanciulla. E cominciò ad agi-