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dentiera dai feroci denti verdi, che s’applicò sotto le labbra ridendo grottescamente.

Dopo pranzo Melchiorre e zio Pietro se n’andarono a meriggiare sotto gli alberi. Il vecchio pose il berretto sotto il capo, il bastone a fianco e in breve, cullato dallo stormire del bosco, si addormentò. Una chiazza di sole gli calava sul dorso, e la brezza smuoveva le candide ciocche della sua barba: pareva un vecchio santo, addormentato nella serena solitudine del bosco. Melchiorre, supino, con le gambe accavalcate e le mani sotto il capo, non poteva assopirsi.

Sotto il cielo luminoso le foglie degli elci investiti dalla brezza parevano perle; e con la voce canora e sonnolenta del bosco, s’accompagnavano sempre i tintinnii argentini delle capre, e le gazze tessevano liquidi fili di armonia. E Melchiorre non poteva trovar riposo. Il riso di Paska lo perseguitava. Che faceva essa nella capannuccia di frasche, a fianco della chiesetta? Col fazzoletto graziosamente ripiegato sulla sommità del capo, il volto roseo per il calore del fuoco, forse cucinava svelta il succulento pranzo del padrone....

Un violento desiderio di recarsi lassù,