Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 17 — |
l’acqua si facevano tranquille, e bevevano pacatamente una dopo l’altra. Stendendo la mano, zio Pietro poteva toccarle: gli passavano davanti con leziosa andatura di gatte.
Melchiorre intanto le contava, distinguendole una per una coi suoi occhi di falco; e continuava a fischiare e a battere le mani, mentre la voce, i belati e i fischi di Basilio spingevano quelle che erano rimaste indietro. Egli le chiamava con nomi bizzarri; ultimo a salire fu Zio Frate, un vecchio caprone nero dalla barba bianca, che aspettò si abbeverassero tutte le sue compagne, poi s’avvicinò alla vasca, cozzandole un po’, benevolmente, e spingendole alla discesa. Qualche capretta s’indugiava, rizzandosi sulla siepe, ma un feroce hoc! di Melchiorre e la fronda di Basilio l’allontanavano.
Zio Pietro ascoltava, e quando il suono dei campanacci si sparse nuovamente per le chine, sentì Melchiorre scendere il sentiero e passar oltre.
Dove andava? Zio Pietro provava sempre una vaga inquietudine, quando il figlio s’allontanava. In quei giorni, poi, Paska non era lontana.... Dove andava
Deledda. Il vecchio della montagna. | 2 |