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tro i rami neri; nell’aria fresca errava l’umida fragranza del bosco. Basilio piangeva silenziosamente, mordendosi forte il labbro inferiore per non scoppiare in singhiozzi; una tempesta di dolore e di rimorso devastava la sua anima.

— Era questo il presentimento che mi rattristava. Lo sentivo io, che qualche cosa orribile doveva accadere! E son io, son io che vi ho ucciso, zio Pietro, son io, son io! E vi volevo bene; e voi mi avete dato da mangiare e da bere, e mi avete vestito e calzato. Io invece vi ho ucciso! Sono io che per il primo feci passar per ladro il vostro figliuolo, per far piacere a lei, e lei è stata la prima ad accusarlo. E invece ero io che introducevo nella tanca il bestiame rubato. Che ho fatto, che ho fatto io!

Anche il pastore, contemplando il volto di zio Pietro, che pareva di marmo quando la luna lo illuminava, provava una cupa tristezza; ma egli non era più, come Basilio, giovane e appassionato, e dopo il primo fremito di rimorso non si rimproverava più, neppure fra sè, l’ultima denunzia anonima contro Melchiorre.

Nella grotta il ragazzo nuorese, che aveva profittato della solitudine per di-