Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/26

 
— 12 —
 


Anche zio Pietro sedette. Il cane e il gatto, da buoni amici, fiutavano assieme le frutta recate da Melchiorre.

— Basiliooo?...

Il mandriano rispose con un bèèè tremulo e prolungato, che pareva il belato d’una capra, poi fischiò, e arrivò saltellando e correndo, con una lepre sotto il braccio.

Nel lasciare il suo villaggio, che si scorgeva dall’Orthobene, Basilio aveva preso con sè una lepre di nido, così piccola che stava entro il pugno; e il padrone gli permetteva di allevarla, col patto di arrostirla un giorno o l’altro. Dopo i primi tentativi di fuga, la palpitante bestiola dalle lunghe orecchie bionde parve addomesticarsi; bevette il latte, rosicchiò il pane, raspò le ghette di zio Pietro, morsicò le dita di Basilio; e quando credeva di non esser veduta giocava e saltellava, strofinandosi il musino con ambe le zampette anteriori. Ma i suoi grandi occhi dolci, sempre aperti e intenti, meditavano la fuga, e guardavano lontano, come assorti nel ricordo della libera vigna natia, dove i fratelli dovevano danzare alla luna e rosicchiare i primi acini violetti dell’uva che maturava.