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sprire Melchiorre. Egli scendeva ogni domenica a Nuoro, per visitar la fidanzata che gli diventava sempre più odiosa. Dopo le prime cerimonie, madre e figlia gli si mostravano come veramente erano, maligne, pettegole, avare sino alla sordidezza, piene di boria. In quattro mesi non una dolce parola era passata tra i due fidanzati: l’enorme mole della madre vigilava il focolare.

Una sera Melchiorre si trovò solo con lei.

— E vostra figlia? — domandò sedendosi a testa china, con gli occhi fissi per terra fra i suoi due piedi.

— È uscita, tornerà fra poco, — rispose la donna, guardandolo attentamente. Dopo un breve silenzio disse: — Adesso che siamo soli, voglio parlarti di una cosa.

— Cosa? — egli domandò sollevando gli occhi senza alzar la testa.

— Senti, Melchiorre, figlio mio. Tu sai che a me non piacciono le chiacchiere e i pettegolezzi. — (Tutt’altro! — pensò egli). — Si tratta di cosa seria e grave. È dunque venuta qui una persona seria, una persona buona, così foss’io, e questa persona mi disse: «In fede di cristiani