Pagina:Deledda - Il vecchio della montagna, 1920.djvu/218


— 204 —

nitiche della grotta; là dentro zio Pietro, seduto davanti al fuoco, con le mani appoggiate una sull’altra sul bastone fermo fra le gambe, pareva una figura preistorica, gli occhi chiusi nel sogno d’apocalittiche visioni.

E apocalittiche visioni erano al di fuori, nelle mostruose volute delle nuvole correnti sul cielo: il caos pareva fumasse all’orizzonte; dall’immenso crogiuolo del mare vaporavano nebbie che salivano senza tregua, incontrandosi con le nebbie della montagna; e in quel velario or grigio e diafano, or fumoso e fosco le roccie e gli alberi apparivano e sparivano in chimeriche fantasmagorie. Nelle lunghe notti, se sopravveniva un po’ di calma, e la luna invernale passava come un grand’occhio velato di lagrime attraverso la nebbia e i cirri volteggianti delle nuvole, un sovrumano incanto di tristezza e di sublime desolazione regnava lassù. S’udiva lo scroscio dei torrenti, e quel roteare di acque sul granito riempiva la notte d’arcane armonie. Pareva che al di sopra dei boschi addormentati, le cui ghiande castanee nelle loro piccole coppe filogranate luccicavamo come perle alla luna, passasse il coc-