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no state distese le tovaglie, avanzi di frutta, frantumi di stoviglie, e in giro alcune pietre, che avevano servito per sedili sembravano ancora accolte a muto convito.

Il pastore e il cavallo parevano piccolissimi in quella solenne grandiosità d’alberi e di sfondi azzurri.

Melchiorre smontò, e tirando il cavallo per la briglia si avanzò fino alla fontana. S’inginocchiò sulle pietre, rigettò indietro sul capo la berretta, e curvandosi sino a baciar la sua figura riflessa dall’acqua, bevette a lunghi sorsi. Si rialzò coi baffi stillanti, s’accomodò la berretta, e fece bere il cavallo alla fontana, invece che alla pozza praticata apposta per abbeverar le bestie.

Mentre il cavallo s’abbeverava, egli guardava intorno sospettoso, provando un gusto dispettoso nel veder l’acqua intorbidata dall’animale. La fontana era stata pulita pochi giorni prima, per uso di alcune famiglie che facevano la novena nella chiesetta in vetta al monte. Paska serviva in una di queste famiglie, e ogni giorno scendeva alla fontana, per attinger acqua, con la rossa anfora di creta sul capo; i suoi adoratori, certo, la rincorrevano fin laggiù.