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verso il fitto volteggiar della neve, e giunto ove le capre col vello coperto di nevischio si ostinavano a roder i cespugli, spinse su i pochi capretti, conducendoli al riparo di frasche costrutto presso le mandrie.

I capretti salirono saltellando, belando e improntando il leggero strato di neve con le loro zampette; e introdotti nel riparo si affacciarono tutti all’apertura, uno sul collo dell’altro, graziosi, bianchi e neri, coi grandi occhi languidi e dolci.

Basilio tornò nella capanna; il gatto dormiva, la lepre fissava sempre un punto lontano, il cane, fermo sull’apertura, abbaiava contro le falde di neve che l’aria gli sospingeva sul muso.

E la neve cadeva sempre, in linee leggermente oblique, eguali, incessanti, silenziose, su uno sfondo vaporoso e candido. Ora le falde eran lunghe e sottili, simili a petali di crisantemi e di margherite, a bioccoli di bambagia, a peluria delicatissima di candidi uccelli: e si ammucchiavano sulle roccie, sul terreno, sulle piante. Ogni foglia d’elce riceveva la neve come una piccola mano aperta verso il cielo, e si copriva, s’allargava, si marmorizzava, assumendo informi contorni che