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— È vero.... — cominciò Melchiorre.

— Bah! Cominciate ora voi un’altra predica! — disse Basilio seccato; e se ne andò fischiando.

Più che tutte le prediche dei padroni gli fece bene il permesso di scendere una mattina a Nuoro. Nel cortiletto di zia Bisaccia, invece che al solito posto, legò il cavallo ad un palo intorno al quale s’attertigliava un’esile pianta di vite, e prima di partire staccò una manata di foglie che si ficcò in tasca per portarle alla lepre. Anche il cavallo allungò un po’ troppo il collo, annusò la vite e ne strappò coi lunghi denti gialli qualche foglia. Mai ciò fosse accaduto! Zia Bisaccia si slanciò urlando nel cortile, percosse la bestia ed ebbe un fiero battibecco con Basilio che dovette saltare a cavallo e scappare. La donna lo accompagnò con una violenta scarica d’insulti, di minaccie e di fiche.

— Lo vedi il villano mal venuto dal suo paese! Al diavolo chi t’ha portato qui! Asino, cialtrone, bestia! Truh, truh, truh!1 Lasciami venir qui il tuo padrone chè aggiusteremo i conti. Lo vedi! che vieni in casa mia a rovinarmi? Sentito

  1. Voce per aizzar le bestie.