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citurno e cupo; e se il padrone lo sgridava, egli imprecava e talvolta scoppiava a piangere: poi di notte aveva freddo, si accucciava accanto al fuoco e batteva i denti, col volto cenerognolo e gli occhi smarriti. E nel sonno agitato mormorava continuamente strane parole.

— Cosa diavolo hai? — gli domandava Melchiorre guardandolo fisso. — Tu sei malato e non vuoi dirlo. Dove hai male? Parla!

— Qui, — rispose Basilio, curvandosi e toccandosi il collo del piede;1 e rise, ma nel suo riso forzato, che non aveva più la freschezza infantile di pochi giorni prima, era la conferma alle supposizioni del padrone.

— Lì? Ah, benissimo; allora hai qualche grillo per il capo. A che pensi? Se ti ammali quassù e muori, in verità mia, ti lascierò divorare dai corvi.

Basilio alzò le spalle con stoica indifferenza, mentre i suoi occhi si velavano d’ombra.

— Lasciatemi pure ai corvi od ai cani, come vi piace. Tanto, cosa ci faccio io nel mondo?


  1. Modo nuorese per indicare che si sta benissimo.