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— Lo vedi? — proruppe Melchiorre. — Per cento mila diavoli, almeno avesse guardato un uomo bello! Io non lo scambierei col mio scarpone. E il padrone, hai visto il padrone?

— Un otre, col viso che sembra un lievito! — disse Basilio ridendo.

Ma un’ombra gli velava i begli occhi, e per l’inquietudine di ciò che poteva capitargli dopo la sua pericolosa ambasciata a Paska, provava un’insolita oppressione, una segreta ira contro il padrone, contro la gente del Monte e contro sè stesso. Se la prese con le capre, aizzandole, caricandole d’improperi, di nomi vituperosi, rincorrendole, facendole saltare e cozzare l’una contro l’altra. Poi si rimise a cercar la lepre, correndo qua e là nel sole del pomeriggio, curvandosi a guardare con un solo occhio entro le frane, mettendo la testa fra i cespugli, strisciando sul muschio i cui fili verdi gli rimanevano fra i capelli e sulle vesti. Nulla, nulla. Melchiorre zappava nell’orto e irrigava i piccoli solchi. Tutto era pace e serenità davanti a quel solenne orizzonte ove la scalinata di nuvole s’era stesa, assottigliandosi in lunghe striscie lattee che, sul fondo azzurro del cielo