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74 | il sigillo d'amore |
piano. — Avevo tanto caldo. Ho corso tutta la giornata, oggi, al sole, di qua di là, non so, per tutte le strade, fino giù alla campagna, al fiume. Volevo buttarmi nel fiume, ma non ho avuto il coraggio. Dio non vuole, che si uccida. E adesso aspettiamo: verranno a prendermi; sia fatta la volontà di Dio. I denari li ho rimessi a posto, mica per paura che mi accusassero, ma perchè così dovevo fare. Mi dispiace di lasciarti, in questa fornace, dove ti ci ho portato io; le serve ti butteranno giù, perchè sono tutte cattive, e tu ti romperai come un vetro, come sono rotta io.
La tartaruga tirava fuori dalla sua cupola la testina e le zampe; e sul suo polso di legno la donna sentiva quelle unghie molli scavarle la pelle come per arrivare al sangue e succhiarne i germi avvelenati.
Allora l’idea di salvare la sua amica, di ridonarla alla terra, dominò l’istinto stesso della salvezza propria. L’avvolse in un fazzoletto, si rimise le scarpe e scivolò giù per le lunghe scale, passando a occhi chiusi davanti a quella porta: trovò il modo di uscire inosservata e camminò ancora, a lungo, attraversando come in sogno la città notturna ardente dei colori dell’arcobaleno; finchè arrivò agli orti fuori le mura, dove Dio parlava ancora con la voce solitaria dell’acqua corrente.