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La palma 59

del falegname e fatta per sedercisi. Egli ci si siede e guarda in su, non più per godersi il gioco del verde e dell’azzurro, ma come il gatto che finge di contemplare il cielo mentre guata l’uccellino sul ramo: cioè per contare i grappoli dell’uva calcolando quanti chilogrammi possono pesare.

Questo calcolo però è attraversato da altri pensieri involontari; si direbbe che il cervello funzioni per conto suo; e così egli si accorge con spavento che pensa all’invidia di certi scrittori se lo vedessero così in mezzo al suo bel giardino a goderselo in panciolle; e le immagini, è inutile, sono lì a portata di mano come i grappoli dell’uva che sullo sfondo smerigliato del cielo sembrano dipinti su una lacca giapponese.

Maledizione delle maledizioni; eppure bisogna ammazzarlo questo come, schiacciarlo come i grappoli dell’uva per trarne il vino schietto della semplicità. E qui egli cerca di spiegarsi perchè l’artista accoppia sempre le cose, come il contadino i buoi, per tirare meglio avanti: perchè in realtà tutte le cose si rassomigliano, e alcune formiche leste e intrepide, condotte da un formicone con la testa rossa, che assalgono la torre del suo fianco fino all’orlo della tasca, gli ricordano un qualche gruppo di soldati da ventura o di ladri in grassazione. Egli lascia tuttavia che l’assalto prosegua; già il condot-