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LA PALMA.


Uno scrittore, del quale forse s’indovina il nome, aveva stabilito di regalare la sua penna alla cuoca, per la nota della spesa.

Troppi dispiaceri la letteratura gli dava. Qui non si parla del lavorio interno che fa dell’artista un eterno arrotino occupato ad affilare il proprio coltello: si tratta di dispiaceri più gravi. Il più solido glielo aveva ultimamente procurato l’Agente delle imposte, con un avviso di accertamento di redditi di ricchezza mobile, che lo tassava per la sua professione di scrittore; seguiva il Comune, che senza tanti complimenti lo tassava non solo per professione ma anche per esercizio (rivendita dei propri libri). Venivano dopo i nemici minori: l’editore che s’infischia della diffusione dei volumi; i librai che fanno altrettanto, i critici che candidamente confessano di non capire nulla del libro letto; infine certi scrittori che in buona o mala fede prendono lo spunto dai suoi romanzi e novelle e riescono a interessare più di lui.