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La terrazza fiorita di rose | 53 |
gura di donna, tutta vestita di nero, con un fazzoletto nero legato a benda intorno alla testa, stava seduta immobile sul paracarri della strada e guardava verso la valle. Dall’altra parte della strada la villetta appariva silenziosa, con solo qualche finestra all’ultimo piano, dove dormiva la servitù, debolmente illuminata: pareva che già tutti si fossero ritirati, ma quando i due amici si avvicinarono al cancello, Beniamino si meravigliò di trovarlo socchiuso.
Pratico del luogo andò avanti per il viale d’ingresso, e vide la terrazza al primo piano, nascosta fra gli alberi, con le vetrate aperte e illuminata; e anche lassù, fra le ghirlande di rose rampicanti che salivano dalle colonne del portichetto sottostante, una figurina bianca di donna, seduta accanto alla balaustrata, appariva immobile nell’incanto della notte.
— È lei, dev’essere lei, — dice sottovoce Beniamino, piegandosi sul compagno. — Quella è la camera che nonnina di solito assegna agli ospiti. E quante volte mi sono arrampicato dal portico alla terrazza per entrare di sorpresa dalla mia mamma.
— Perchè non lo fai ancora? Forse lei ti aspetta, — dice l’altro, fra il serio e il beffardo.
Un attimo; e il cuore di Beniamino palpita come quello del principe che vuol rapire la bella prigioniera dell’orco. Gli antichi istinti di animale rampicante si ridestano nelle sue