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La sedia 41


È come parlare con la sedia, ch'egli adesso s’è caricato sulla testa; e con la testa irrequieta sotto quella specie di tettoia, egli si volge di tanto in tanto a guardare indietro, arrabbiato e provocante, e fischia acutamente appuntando le labbra perchè il suono ne esca più lungo e sottile.

È un fischio di richiamo, di quelli che usano gli uomini della malavita per comunicarsi qualche cosa di sinistro, ma che ha pure una nota di allegra ironia per chi lo ascolta senza intenderlo.

Io non mi sorprendo quindi nel vedere che l’amico del ragazzo ci raggiunge con un rinforzo di altri monelli: tutti rassomiglianti fra loro come membri di una stessa famiglia zingaresca. In un attimo la squadra volante si dispone intorno a me al ragazzo e alla sedia, e questa è presa di mira dai loro frizzi e anche dal tiro di qualche sassolino.

— Eccola lì la torre girante. Ammazzala, come è alta.

Il ragazzo è pronto: con i bastoni della spalliera ben stretti fra le mani si piega e corre verso l’uno o verso l’altro dei persecutori e li investe, come un toro infuriato, coi piedi della sedia.

— Mo’ vi faccio vedere le stelle, dalla torre girante.

Anche i passanti ne sono travolti; comincia-