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38 | il sigillo d'amore |
poltrona di vimini, riesca a farmi vedere diverso il solito stucchevole orizzonte, mi convince a intavolare le trattative per un probabile acquisto.
— Quanto viene?
— Quante ne vuole? Una dozzina? — domanda la donna tutta premurosa e amabile.
Sentito che me ne occorre solo una, cambia accento e torna a squadrarmi con disdegno.
— Una le viene sulle quaranta lire.
— Spavento! Ma se ho pagato quaranta lire una poltrona di vimini?
Non lo avessi mai detto. La donna balza in piedi come una bomba pronta a scoppiare. Mi sento il dovere di alzarmi anch’io, frenando la mia paura.
— Ma quando l’ha comprata? Mezzo secolo fa? O nel paese della cuccagna? Ma lei mi porti qui cento sedie di vimini ed io gliele pago subito, a pronti contanti, cento lire l’una.
E faceva atto di contare i biglietti, buttandoli verso di me con rabbia e disprezzo. Sentivo che una sola parola poteva perdermi: una sola parola di discussione ed io andavo a finire nel fosso con tutte le sedie sopra. Ho però anch’io la mia dignità, e come sempre in simili casi penso di battere in silenziosa ritirata.
La donna mi richiama: sento che è disposta a seguirmi: ho davvero paura. Mi fermo, senza voltarmi, come la tartaruga quando si sente