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Strade sbagliate | 285 |
Una corda, piuttosto, una corda per strangolarmi.
— Calma, signora, calma.
Passato alquanto l’accesso che non è stato forte perchè il marito non vi si è opposto, ella riprende:
— Ah, dunque, che cosa dicevo? Ah la mia testa è un mulino a vento; le mie braccia sono le ali. Vede come girano? Eppoi i sogni, dottore mio, i sogni orribili, nei brevi momenti di sonno. Dormire sarebbe guarire, ma i sogni sono l’inferno. È il castigo: è giusto. Io mi sono sposata senz’amore, e non ho voluto figli. Volevo divertirmi, godere la vita: e l’ho goduta. Ho avuto le cose che sognavo, i vestiti, le feste, le musiche, le amicizie che mi hanno stravolto la mente. Quelle donne del palazzo dove si abitava.... Mi pigliavano in giro, si beffavano di me.... Ero vestita come una contadina.... Ma io ho voluto vincere. Sono andata dai grandi sarti. Albino mio marito, qui presente, povero amore, povero cristiano, Albino mi ha comperato la pelliccia e le perle.... Ma non ero contenta; mai contenta. Leggevo le cronache mondane e invidiavo le dame dell’aristocrazia: loro sole erano felici; e mentre si davano le grandi feste, le prime rappresentazioni, i concerti di lusso, io mi rodevo, a casa, costretta ai lavori domestici. Ma in fondo sentivo di essere stupida e ignorante. Allora ho