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282 | il sigillo d'amore |
le uova di giornata la chiama semplicemente «la pazzeria».
— Dunque, cara signora, — dice con voce brusca e burlevole il salvatore delle menti naufragate, — lei mi racconterà adesso, con calma, com’è andata la cosa.
— Com’è andata? Devo cominciare da principio? Da quando è cominciata la malattia? O prima ancora? Da quando ero bambina? Da dove devo cominciare, Albino? Da quando?
— Si rivolga a me, signora, non a suo marito.
— Ma è lui che deve dirmi....
— Ma chi è il medico qui? Io o suo marito? Dunque, stia buona: risponda a me. Quando è cominciala la sua malattia?
— Sono dieci mesi circa, sì, dall’estate scorsa. Al mare. Mi hanno condotto al mare, capisce, mentre dovevano condurmi in montagna. Perchè io sono nervosa, e sono nervosa perchè tutte le cose mi sono andate di traverso, nella vita. Già, sono figlia di un padre vecchio: era un dottore, mio padre, medico condotto in un paesello sperduto di montagna: era un uomo intelligente, ma la solitudine e il contatto con montanari rozzi e idioti lo esasperavano. Allora beveva. Ed ecco che sono nata io. Egli lo sapeva, che dovevo nascere disgraziata; perchè mi ha fatto nascere? Lo dica lei il perchè. Lei che sa delle leggi fatali dell’eredità.