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STRADE SBAGLIATE.
Nell’ampio e ordinato gabinetto del celebre frenologo, davanti all’imperiale figura di lui sta seduta, tutta protesa verso lo scrittoio che li separa, una signora ancora giovane ed elegante, ma il cui impeccabile tailleur col relativo gilè bianco, sembra preso in prestito da una persona molto più grassa di lei: il cappellino rosso contrasta con gli occhi azzurri spalancati e strabichi, come la linea dei denti luminosi e intatti col viso scavato e ombroso di peli.
In un canto è seduto, rigido e con le mani incrociate sulle ginocchia unite, pallido e consunto come un martire già morto, un uomo di mezza età. È il marito della signora. Egli ha già ultimato tutte le pratiche per l’«internamento» di lei, e aspetta che il Grande Dottore interroghi la malata e l’accolga nell’Istituto che ha un fresco nome di Villa salutare e felice mentre la contadina che vi porta