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272 il sigillo d'amore

niera degli uomini e impedirti di volare e di mischiarti, elemento fra gli elementi, al movimento eterno dell’universo.

Eppure eri amica degli uomini, e, forse per ragioni di natura, di quelli più elementari, più vicini a te. Quando gli operai barbari e sensuali ti chiamavano dalla strada, tu rispondevi a loro, con un’altra voce tua speciale, pietrosa e risonante, che pareva l’eco delle alte grotte dove la tua famiglia si rifugia nei giorni scuri e freddi.

Ed eri amica anche delle persone in apparenza semplici, che si divertivano ad osservare i tuoi molteplici movimenti d’istinto; istinto di lotta continua che pareva un giuoco, come del resto è il gioco degli uomini; e traendone materia di riso, di studio, di deduzioni ricercate fin nelle più profonde origini, non si accorgevano che, pure compassionandoli e ingozzandoti, ti trattavano crudelmente per il loro solo piacere.

Ma sopratutto eri amica di chi veramente ti amava perchè eri piccola e distolta dalla tua sorte, o solo forse perchè nella tua come nella sua pupilla ritrovava l’infinito mistero di Dio.

Illusione era forse anche questa amicizia: tu non sapevi con chi avevi da fare; non sapevi se io ero un uccello simile a te, o un albero, o una roccia: certo, però, tu rispondevi al mio richiamo, e salivi sul mio braccio e sulla mia