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La prima confessione | 259 |
quella che ruba dappertutto, e nessuno le dice niente perchè se no porta sfortuna.
— Che ne hai fatto, di questi orecchini? — domandò con sorprendente dolcezza il prete.
Ella taceva, piegandosi sulla sponda della barca come per cercare qualche cosa nell’acqua che vi si sbatteva lieve.
— Non li avrai buttati nel fiume, quelli: di’ su pure. Che ne hai fatto, Gina?
Era strana la voce del prete: rassomigliava a quella dei ragazzi quando con altri compagni s’incoraggiavano a fare assieme qualche birbonata. Ella sollevò la testa, senza sollevare la persona, e dopo una bestemmia disse:
— Mica li ho mangiati. Li ho nascosti.
— Dove li hai nascosti? In casa, o qui?
Ella si sollevò di scatto: pareva che tutta la sua personcina protestasse per la dabbenaggine del prete, che la riteneva così stupida da nascondere il furto in casa propria. E coi lunghi occhi di piccola tigre sorridenti di malizia crudele, confessò il più grosso dei suoi peccati.
— Li ho nascosti nella barca del Nigron.
Allora fu lui, il santo prete, ad arrossire di collera.
— Che hai fatto, Gina! — esclamò con un estremo sforzo di dolcezza. — E se vengono ritrovati nella barca il ragazzo passerà per essere un ladro.
— E non lo è? Lo è, sicuro.