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— C’era il guardiano, una volta, adesso ci sono gli spiriti, — gridò il ragazzo e corse via con una certa preoccupazione, come se io, con l’andare a riposarmi sull’orlo dell’altura, fossi già in relazione con gli abitanti della capanna.
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Dico la verità, questi spiriti, che abitano facilmente in molti posti, anche nei palazzi delle città e persino nei grandi alberghi, non mi riescono antipatici: quelli della capanna, poi, li ringraziavo di tenermi il luogo libero e pulito per le mie soste. Mi spiegavo adesso perchè i monelli della pineta non davano la scalata al rialto, e le comitive passavano al largo. Solo alcune colonie di formiche mi tenevano poco gradita compagnia; ma per allontanarle bastava buttare qualche pezzetto di pane che per il loro assalto diveniva subito nero come le more intorno. Un giorno però, mentre mi divertivo ad osservarle, vedo una donna con un mazzolino di fiori violetti, stretto stretto come usano farlo le contadine, salire l’altura e inginocchiarsi davanti alla porticina ermeticamente chiusa della capanna.
Lì comincia a farsi segni di croce, a battersi il petto col mazzolino, a pregare e sospirare Ave-