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sto nè altro, intontito dalla solitudine e un po’ anche dalla fame. Nulla gli avevano dato, dopo la minestra del mezzogiorno; e giù nello sterpeto fra l’argine e il fiume dove lo costringevano a restare per via delle chioccioline, altro non c’era che le chioccioline.

Si nutriva di sola speranza. Al ritorno, certo, Marta Bilsi avrà fatto già la polenta, e gliene darà una bella fetta calda. Egli rinunzia anche al burro; ci rinunzia perchè non ci spera: come avviene per lo più in tutti i comuni casi di rinunzia.


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Al ritorno dovette rinunziare anche alla fetta di polenta. Marta Bilsi non aveva acceso ancora il fuoco, e pareva non ne avesse neppure l’intenzione. Seduta sulla soglia, assieme con una vecchietta che filava, raccontava come s’era ammalato, come era morto e come era stato sepolto il suo Polino. Dal suo accento e dalla cadenza della sua voce s’indovinava ch’ella aveva raccontato questa storia almeno centocinquanta volte. La sapeva a memoria e la recitava come una canzone o come una preghiera. Di tutto il resto non le importava nulla. E così, quando Pino, mentre le anatre navigavano unite