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16 il sigillo d’amore


L’ombra del bosco ci ridona un poco il senso della realtà e dell’orientamento: si cammina in silenzio per molto tempo: fiori bellissimi, grandi margherite d’oro, rose peonie simili a quelle coltivate nei giardini, garofani violetti il cui profumo si distingue fra gli altri come la nota del violino in un’orchestra; e rose, rose, rose di macchia, rallegrano come fuochi di notte la solitudine.

Di nuovo il bosco si spalanca; di nuovo si sale; la strada, adesso, come presa da un capriccio di avventura rasenta un precipizio che davvero ha il fascino dell’abisso; giù per una cascata di roccie granitiche scendono processioni di cespugli selvaggi che pare tendano all’acqua brillante del ruscello in fondo al vallone: di là ricomincia l’ondeggiare immenso delle chine verdi e grigie, rosee e azzurre, che risalgono verso l’orizzonte.

La strada, pentita, ritorna nel bosco, e vi si interna sempre più; ed è sempre in piano, fra prati e allori, come il viale di un parco.

Quello che più impressiona è la solitudine assoluta del luogo: il sole declina e noi camminiamo ancora, ed io ho un vago timore che ci si sia smarrite.

Anche l’intrepida cugina è pensierosa: il suo viso lungo, un po’ animalesco quando è triste, rassomiglia a quello del mio cavallo.

D’un tratto ella si rianima e si mette a can-