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192 | il sigillo d'amore |
più forte. Ella volle portare con sè una cosa che teneva nascosta sotto il guanciale, la sua unica proprietà, uno di quei piccoli specchietti che le donne tengono dentro le loro borsette, e che al tempo dei tempi, quando correva scalza con gli altri ragazzi, uno di questi aveva preso alla bella zingara che leggeva la sorte, e ceduto a lei per un soldo nuovo.
Ella teneva lo specchietto nascosto, per paura che la zingara glielo vedesse; ma aspettava il momento opportuno per trarlo fuori e servirsene per giocare col sole.
Il sole era lì, sopra di lei, caldo e buono; la copriva tutta, le penetrava attraverso i poveri vestiti che pur nella miseria conservavano i colori vivi che danno gioia agli occhi, le gonfiava le matasse dei capelli come le piume bagnate degli uccelli quando si asciugano in cima al ramo. Ed ella provava invero un senso di gioia e di sollievo come devono sentirlo gli uccelli dopo la bufera: la sua pelle si dilatava e il sole penetrandole fino alle ossa gliele ricomponeva e riallacciava.
Si stese supina e tentò come altre volte di fissarlo, il grande sole; ma gli occhi erano deboli: li chiuse e le parve che l’azzurro vivo del cielo le coprisse il viso come una stoffa di seta. E sotto questa meravigliosa coperta si addormentò.