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Piccolina 165



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Lauretta tornò dalla clinica stravolta e agitata.

— Che luogo, Dio mio, che luogo! Pare bello eppure là dentro si muore. È vero, dunque, che si muore.

È vero, sì, e per i giovani il pensiero della morte sarà sempre inverosimile e inumano; per noi invece che discendiamo la china, la morte appare come il placido porto ove c’imbarcheremo su una nave meravigliosa. Così le notizie poco buone di Fedele non mi comunicarono il terrore risentito dalla fanciulla: ma il mio pensiero rimaneva fisso laggiù, dove l’uomo arrivava lentamente al porto, mentre lei già aveva dimenticato la sua impressione e canticchiava ogni tanto volgendosi alla cornacchia per prodigarle carezze e languide frasi d’amore.

— Ti ha chiesto di lei? — domando io, che contro il solito mi attardo nella cucina. La cucina è bella, con le sue maioliche bianche, il merletto verde intorno alla cappa del camino, gli arnesi lucenti che riflettono la lontana luminosità del cielo. Fedele aveva il culto della bellezza, anche nelle cose umili: era, nelle sue condizioni, un artista e un aristocratico: e lo