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164 | il sigillo d'amore |
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Se l’infermiera non telefona vuol dire che la malattia segue il suo corso regolare, — penso. Tuttavia nel pomeriggio mando Lauretta a domandare notizie. Io resto a casa, e mi diverto a portare la cornacchia sul davanzale della mia finestra. Il tempo s’è rasserenato; un cielo infinitamente grande e puro si stende sopra la città ancora lievemente assopita in quel primo calore primaverile. Pare che un velo sia disteso sotto le mie finestre: e i rumori vi arrivano attutiti, sotterranei; mentre di sopra, nell’aria trasparente, tutto vibra con armonia. Ed ecco l’uccello si mette a cantare: ma è una voce nuova, la sua, come di un altro uccello; è quasi dolce, è un richiamo insistente, squillante, che vuole, vuole, e si meraviglia di non ottenere quel che vuole e gli è dovuto.
Infine, stanca, Piccolina tace, si abbatte, si arruffa, china la testa e pare si sottometta a un comando superiore.
— Così è, — le dico io, riprendendola sul braccio e riportandola nel suo angolo melanconico. — È tempo d’amore; ma i tuoi compagni sono nel bosco e non ti sentono.