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Piccolina | 163 |
mandò notizie di Fedele: e parve rallegrarsi sinceramente quando le dissi che egli non stava poi tanto male; aggiunse però:
— Però se lui, Dio non voglia, avesse a morire, verrei tanto volentieri io, qui da lei. Si sta bene, qui: pare di essere fuori del mondo. Mi vuole?
A dire la verità io avevo paura a star sola, specialmente la notte. Le dissi quindi che se voleva venire, provvisoriamente, sarei stata contenta. Ella si mise a ballare per la gioia: poi prese sul braccio la cornacchia, l’accarezzò, cominciò a dirle frasi d’amore. Eppure di lei non sentivo gelosia: e i suoi passi di danza, il colore vivo dei suoi capelli e del suo vestito mi comunicavano un senso di gioia.
Andò giù a chiamare il padre, e col consenso di lui rimase presso di me.
La mattina dopo si alzò presto, andò a fare la spesa di sua iniziativa, fece tutti i servizi che faceva Fedele, come una sua scolara; mi contentò in tutto. Una sola cosa osservai: ella non aveva comprato i fiori, come egli usava.
Ecco dunque risolto il grande problema: con questo di più: che ella destava in me un senso completo di fiducia, di intimità, di solidarietà femminile.
Non mi dispiacque, infatti, ch’ella entrasse in camera mia mentre mi pettinavo: cosa che mai avevo permesso a Fedele.