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8 | il sigillo d’amore |
E la tentazione di travisare le cose, di nascondere in parte la verità riassalì il frate: egli la ricacciò subito e trasse dalla manica il portafoglio.
L’altro guardò l’oggetto, poi guardò di nuovo in viso il colpevole: i suoi occhi s’erano come avvicinati, ed esprimevano una viva curiosità.
E il frate sentì che tutte le sue pene erano state inutili; che il piccolo Padre non aveva veduto e non sospettava il vero. Poteva dunque salvarsi ancora dalla vergogna: ma come salvarsi se sopra di loro il Cristo nero con la testa sanguinante si piegava per ascoltare?
— Padre, questo portafogli lo ha perduto ieri una donna che passava davanti a me. L’ho raccolto, e invece di avvertire la donna e restituirglielo, ebbene, me l’ho tenuto io, con l’intenzione di profittare dei denari che forse contiene.
Il Padre sorrise: un suo antico sorriso di beffa, che ai suoi tempi migliori era stato la sua arma più fina contro amici e nemici, e che punse il colpevole più che un atroce rimprovero.
— E cosa voleva farne dei denari?
— Non lo so. So che ho passato una notte infame, per il rimorso e sopratutto per la vergogna di aver compiuto l’azione sotto gli occhi di lei, Padre, di lei che vidi solo dopo. Adesso