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Piccolina | 131 |
tarlo, ma questo sforzo aumentava il mio scontento di lui e di tutto.
E non la gratitudine per il suo lungo e fedele servizio, per il suo rispetto, il suo modo di vivere presso di me come una macchina buona a tutte le faccende domestiche, ma il pensiero che a girare tutto il mondo non avrei trovato un’altra macchina simile, mi tratteneva dal trattarlo con ingiustizia. D’altronde ero certa che anche lui stava presso di me per tornaconto, perchè non avrebbe anche lui trovato un posto migliore; e quindi non mi credevo in obbligo di riconoscergli alcun merito. Se commetteva davvero una mancanza non esitavo a dirglielo: ed egli riconosceva giuste le mie osservazioni; ma oltre di là non si andava. Forse anche lui, che era intelligente, mi riteneva la più perfetta macchina di padrona che esistesse al mondo.
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Una mattina però lo scontro avvenne. Era un giorno di scirocco e tutto il casamento tremava e scricchiolava sinistramente: cattivi odori salivano dal cortile, sul quale davano le finestre delle cucine e dei ripostigli; si sentivano le padrone sgridare aspramente le serve, e queste rispondere sullo stesso tono.