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Il nome del fiume 115



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La primavera arriva davvero: anche i monti si tolgono la loro maschera bianca e solo i mandorli della valle conservano ancora sui loro rami neri la neve dei loro fiori. L’esploratore è partito: mi ha scritto una lunga lettera prima d’imbarcarsi sul grande transatlantico, e chiede di chiamare col mio nome la regione che scoprirà. In fondo alla lettera è scritto con caratteri chiari l’indirizzo d’oltre oceano per la risposta. Io copio lettera per lettera l’indirizzo e mando la risposta: due mesi devono passare prima che arrivi un’altra lettera di lui. Passa aprile col fiore dello zafferano, passa maggio con le rose e le api ronzanti nel sole: arriva con giugno il primo alito della disperazione che rende oscure anche le giornate più azzurre. Scrivo ancora, con ricevuta di ritorno: passa luglio, il più bel mese, il re dei mesi dell’anno, ma il chiaro di luna è più triste del chiarore della neve, e al canto dell’usignuolo, all’invito d’amore delle serenate, alla dolcezza piccante dell’uva moscata, si contrappone con infinito rimpianto il ricordo dei venti, del freddo scricchiolare della casa, delle castagne arrostite fra la cenere.

In agosto la casa è riattata, le dispense ri-