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là dalla siepe, e come ha fatto a sapere il suo nome.
Ma rientrava la serva ed egli non si mosse.
La donna s’inginocchiò davanti al letto, per collocare meglio ai piedi e ai fianchi del padrone le bottiglie dell’acqua calda: poi sollevò un po’ le coperte per guardarlo, cautamente, con tenerezza, come si guarda un bambino che dorme: infine lo ricoprì bene e baciò la coperta sul punto dove c’era la mano di lui.
Quando si alzò aveva gli occhi brillanti di lagrime: e incerta, turbata, andò a sedersi sull’ottomana, all’angolo opposto ove stava Cristiano.
— Lo manda via.... — mormorò, sporgendosi un poco verso di lui. — L’ha chiamato giù per non farsi sentire: è irremovibile. È fatta così: buona, ma dura con chi manca al proprio dovere....
Incoraggiata dal silenzio di Cristiano gli si accostò per proseguire le sue confidenze.
— La colpa non è mia, veh! Lei stessa dice che la colpa è sua, perchè non è stata attenta: e dice che d’ora in avanti dormirà lei, qui, per vegliare meglio il padrone.
Cristiano la guardava e taceva: vedeva i grossi piedi di lei, le grosse gambe corte disegnate dalla stoffa della gonna stretta, le mani rosse posate sul ventre rotondo e