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le lenzuola, gli toccò i piedi e disse alla serva;

— È tutto gelato: bisogna scaldare l’acqua e mettergli delle bottiglie attorno al corpo.

La serva andò subito giù: passando accanto a Cristiano gli disse sottovoce:

— Entri: ho paura che la signora faccia qualche sciocchezza.

Egli s’avanzò fino all’uscio: vide infatti Sarina che si agitava per rimettere in ordine la camera e guardava con sdegno l’infermiere che preparava qualche cosa entro una tazza sopra il cassettone: nel vederlo ella parve ricordarsi di lui e provar sollievo per la sua presenza.

— Ma perchè non entra? — gli disse. — Anzi, se non le dispiace, la prego di stare un momento qui. Si metta a sedere; qui, sull’ottomana. E voi. Franco, venite giù con me: ho da parlarvi.

Cristiano obbedì, silenzioso; e subito vide l’infermiere voltarsi tutto d’un pezzo, pallido e duro in viso, con l’aria di voler discutere: ma la donna era già sul pianerottolo, e faceva segno di seguirla, di non parlare per non turbare il malato. L’uomo esitò un momento, poi la seguì scuotendo la testa e roteando gli occhi con uno sguardo sprezzante e minaccioso.